Qui di seguito trovate le registrazioni degli incontri che abbiamo organizzato per avere una panoramica delle politiche dell’abitare che vengono messe in atto in alcune città europee, da cui prendere spunto per affrontare finalmente la questione anche a Milano.
AFFITTI BREVI
Francesca Artioli
La crisi abitativa morde in tutte le città europee. Prezzi e affitti alle stelle, affitti turistici che scacciano quelli a lungo termine, espulsione di chi ha un reddito medio o basso dalle città, quartieri misti e plurali che si trasformano in quartieri per soli benestanti. Questi sono i problemi sempre più diffusamente denunciati e discussi da abitanti, movimenti, associazioni, esperti. In molte città europee si fa molto di più e meglio che a Milano per contenere questa tendenza e, in qualche caso, invertirla. Dalla previsione di quote di case sociali in qualsiasi trasformazione urbana alla costruzione di nuove case popolari, dall’acquisizione pubblica del patrimonio privato in disuso alla regolazione degli aumenti degli affitti, dalla limitazione degli affitti brevi al sostegno delle cooperative abitative: queste sono solo alcune delle politiche e dei progetti che si realizzano in molte città europee.
VIENNA
Constanze Wolfgring
Vienna è la capitale europea dell’affitto e in particolare dell’affitto sociale. Poco meno dell’80% dei viennesi vivono in affitto e fra questi poco meno della metà vivono in una casa di proprietà pubblica oppure convenzionata con l’amministrazione comunale. Ma la crisi abitativa morde anche a Vienna con affitti in forte aumento – specie nel settore privato – a fronte di una popolazione che non cessa di aumentare. Discuteremo quindi di quali risposte sono state avanzate di recente ed in particolare di quelle che sono di particolare interesse per chi si mobilita per il diritto all’abitare in via Padova e a Milano: le politiche di rigenerazione “controllata” dei quartieri per proteggere l’offerta in affitto e controllare il livello degli affitti, il rilancio della costruzione di case pubbliche e l’obbligo di prevedere una quota sostanziale di alloggi pubblici o convenzionati anche in nuove realizzazioni immobiliari di piccole e medie dimensioni.
BARCELLONA
Iolanda Bianchi
Come molte città dell’Europa meridionale, quanto al modo di accedere alla casa, Barcellona non è molto diversa da Milano. Poco più del 60% dei nuclei familiari vivono in una casa di loro proprietà o su cui hanno un mutuo. Le case in affitto sono troppo poche, costose e, nell’ultimo decennio, sono state anche sempre più contese fra abitanti e turisti. Questo a fronte di un’offerta di edilizia pubblica molto limitata, e significativamente inferiore a quella di Milano. La crisi abitativa è stata all’origine di un cambiamento politico maggiore, con l’elezione di un’attivista contro i pignoramenti e per il diritto all’abitare – Ada Colau – a Sindaca della città. Sebbene fra mille ostacoli e poche risorse, da allora l’amministrazione ha portato avanti diverse iniziative che puntano a invertire la rotta dell’abitare in città, alcune delle quali sono di grande interesse per chi si occupa di abitare a Milano. La città ha ripreso a costruire edilizia pubblica. Ha introdotto una delle più stringenti regolazioni degli affitti brevi e proposto una regolazione degli affitti ordinari che, tuttavia, in gran parte dipende da decisioni nazionali. Infine, ha inserito l’obbligo di prevedere il 30% di alloggi sociali in qualsiasi nuova realizzazione o ristrutturazione di edifici esistenti.
PARIGI
Alice Sotgia
A Parigi, la pressione sul mercato della casa – sia su quello dell’acquisto sia su quello dell’affitto – è fortissima e con pochi paragoni al mondo. Fra finanziarizzazione immobiliare, pressione turistica ed elevatissima domanda residenziale, i valori sul mercato libero sono aumentati a dei livelli che vanno ben oltre le possibilità non solo dei ceti popolari ma anche delle classi medie. In questo quadro, una legge nazionale impone ai comuni di raggiungere una quota di almeno il 25% di alloggi sociali sul totale di quelli presenti. Per raggiungere questo obiettivo, il comune di Parigi utilizza una varietà di strumenti, fra i quali una regolazione del livello degli affitti e delle misure volte a ridurre l’uso turistico del patrimonio residenziale. Ma gli strumenti più rilevanti e peculiari riguardano la gestione ed espansione del patrimonio abitativo pubblico. In particolare, la società Paris Habitat – di proprietà del Comune di Parigi – gestisce un vasto patrimonio pubblico che accresce attraverso acquisizioni di immobili privati, il recupero e la trasformazione di interi edifici sempre privati e anche la costruzione di nuovi immobili. Di frequente tutto questo accade in quartieri nei quali il Comune – attraverso Paris Habitat – ha un potere di prelazione che gli permette di acquistare immobili privati e trasformarli in alloggi sociali. Anche se non sono sufficienti a risolvere la crisi abitativa, a Parigi – diversamente dalle città italiane – queste politiche permettono di accrescere e non diminuire il patrimonio pubblico.
AMSTERDAM
Federico Savini
Come molte città europee, anche ad Amsterdam abitare è diventato sempre più difficile. Valori in crescita e forte pressione turistica hanno nel tempo messo alla prova una città caratterizzata da una tradizione fatta sia di riconoscimento del diritto all’abitare, sia di partecipazione e sperimentazione nell’ambito delle politiche della casa. Amsterdam, è nota soprattutto per la sua vasta quota di alloggi sociali che si accompagna ad un’altra caratteristica qualificante: la proprietà pubblica dei suoli. Questo oggi non basta e per rispondere all’avanzare della crisi abitativa sono stati introdotti diversi cambiamenti sia a livello nazionale sia a livello locale. La regolazione degli affitti è stata estesa all’insieme dell’offerta, si è cercato di imporre il ritorno del (poco) sfitto che esiste sul mercato e per gli affitti brevi sono stati posti dei limiti stringenti. Ma il grosso della risposta ai problemi emergenti dipende ancora dal vasto settore dell’alloggio sociale, connesso alla domanda crescente che arriva dagli studenti che sono oggetto di politiche specifiche mai così attuali oggi a Milano.
ABITARE ALTERNATIVO
Silvia Cafora
La scarsità di alloggi a prezzi accessibili è un problema serio e in costante crescita in tutta Europa. Un problema sia per le fasce più fragili della popolazione, sia per il ceto medio via via espulso dalle città a causa di processi speculativi che incoraggiano l’accumulazione e favoriscono i grandi gruppi della finanza. Se gli Stati solo ora pongono al centro il tema dell’abitare nei processi di city-making e rigenerazione urbana, per far fronte a questo problema già dagli anni Novanta sono nate pratiche community-led capaci di concretizzare valori quali la sussidiarietà, la democrazia e la cooperazione in risposta ai nuovi bisogni dei cittadini. L’obiettivo delle nuove comunità è quello di trasformare gli immobili da merce in bene comune, per rilanciare così un mercato virtuoso in cui la maglia dei diritti di cittadinanza si allarga e in cui i rapporti umani si fanno più vivaci. In questo modo il mercato immobiliare è valorizzato non per il profitto che genera, ma per essere l’epicentro di una città più inclusiva, accessibile e accogliente.